Conferenze

Aprile 2014, Conferenza del dott. Piero Bonini: La violenza è infestante come un’erba maligna

piero boniniPIERO BONINI
La violenza ha in sè un tratto peculiare: è infestante come un’erba maligna. Si riproduce, si diffonde, si moltiplica secondo un andamento crescente, è pervasiva.
Parlare di violenza rende violenti, un po’ come l’ansia induce ansia nell’altro.

Finalmente ci permettiamo di parlarne, di guardarci l’un l’altro, di riconoscerci esseri umani chiamati ad attraversare i nostri abissi consapevoli che non tutto è perduto ma che c’è sempre un “meglio” verso cui dirigersi. Finalmente ci permettiamo di parlarne, di guardarci l’un l’altro, di riconoscerci esseri umani chiamati ad attraversare i nostri abissi consapevoli che non tutto è perduto ma che c’è sempre un “meglio” verso cui dirigersi. Un riassunto che non riassume: “Questa mattina la presidente dell’Associazione SOS VIOLENZA DOMESTICA, avv. Ketty Remelli, con la gentilezza che la contraddistingue  mi ha chiesto di scrivere un breve riassunto sull’incontro seminariale che si è tenuto mercoledì 26 febbraio presso il Teatro Parrocchiale di San Benedetto di Lugana. Tema: la violenza sul minore. Ammetto che la mia prima reazione è stata di rifiuto: mi sembrava che un breve riassunto non fosse adeguato a rendere la forza delle parole e delle emozioni che il nostro incontro ha suscitato. Ho risposto suggerendo di pubblicare un articolo uscito sul quotidiano L’Arena che descriveva, con una abilità giornalistica che non possiedo, il tema, i relatori, la discussione. In fondo, solo in seguito fermandomi a riflettere su questa mia reazione impulsiva, mi sono reso conto che il rifiuto è nato da una mia difficoltà personale, una difficoltà che si è manifestata anche durante l’incontro di cui ero il moderatore a fianco di una mia brillante e capace collega, la dott.ssa Laura Fontecedro a cui è stata affidata la conduzione del programma previsto. Mi sono schermato dietro numeri e statistiche che per quanto interessanti restano apparentemente neutre, tecniche, analitiche. Non è facile parlare di incesto. È una realtà antica quanto l’uomo e, mostrando proprio il peggio dell’uomo, angosciante. È naturale difendersi da una parola inquietante, da una relazione abusata, da una realtà troppo mostruosa per tenere gli occhi aperti. Durante l’incontro mi sono permesso di dire che non solo è difficile ascoltare la storia di bambini e bambine sessualmente abusate da chi è per loro il più delle volte il riferimento familiare di base, ma è faticoso occuparsene anche dal punto di vista di chi vuole intervenire con un aiuto professionale come quello dello psicologo, dell’assistente sociale o dell’educatore. La violenza ha in sé un tratto peculiare: è infestante come un’erba maligna. Si riproduce, si diffonde, si moltiplica secondo un andamento crescente, è pervasiva. Parlare di violenza rende violenti, un po’ come l’ansia induce ansia nell’altro. È facile scivolare così in quel mondo malevolente di cui la mia collega ha parlato racimolando dentro di sé la dolcezza di cui poteva richiamando alla memoria volti, corpi e anime di bambini e bambine che è stata chiamata a raccogliere come feriti in quel campo di battaglia che a volte sono le relazioni umane. Un mondo malevolente, un mondo paranoide e nemico dove sembra non esserci spazio per la fiducia e la speranza. Dico sembra. Mi permetto questa parola perchè svela una possibile apertura verso un modo diverso di intendere i rapporti con gli altri con la possibilità di rimediare alle ferite anche più profonde che portiamo dentro. La violenza è parte dell’uomo, è una sua dimensione costitutiva, ma c’è un modo per poter dire basta, per poter dire no: ammettere che la violenza non è solo un problema degli altri, che i mostri non sono sempre quelli fuori di noi ma che siamo chiamati a guardarci dentro e a chiederci quanto noi, in prima persona, aumentiamo con le nostre parole, i nostri atteggiamenti, le nostre scelte, la violenza che c’è nel nostro mondo. Quel mondo che è la famiglia, la scuola, il lavoro, il nostro tempo libero. Vivere una vita in cui la responsabilità del male è sempre considerata un problema degli altri ci rende dei falsi innocenti. Mentre Laura – mi permetto tale confidenza per il nostro comune mestiere – parlava di incesto guardavo gli occhi delle donne e degli uomini (pochi questi, ahimè) davanti a me. Occhi stanchi, indignati, rabbiosi, scandalizzati, intimoriti. Occhi presenti di persone che hanno dedicato più di un’ora del proprio tempo ad ascoltare una relazione così difficile da accogliere per il tema affrontato e che si sono rese disponibili a condividere le loro domande, le loro difficoltà e i loro dubbi. Finalmente, mi son detto. Finalmente ci permettiamo di parlarne, di guardarci l’un l’altro, di riconoscerci esseri umani chiamati ad attraversare i nostri abissi consapevoli che non tutto è perduto ma che c’è sempre un “meglio” verso cui dirigersi. Forse la presidente dell’Associazione resterà delusa da questo mio riassunto che non è affatto un riassunto. A dir il vero non so bene nemmeno io cos’è. Forse solo un modo un po’ goffo per dire grazie.
Piero Bonini
Psicologo psicoterapeuta

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